È entrato in vigore il Digital Service Act

Lo scorso 17 Febbraio è entrato in vigore il Digital Service Act (DSA), un’importante risposta normativa nel contesto del mercato digitale contemporaneo che enfatizza l’indispensabile necessità di trasparenza e responsabilità online. Questo quadro normativo, nato con l’obiettivo di bilanciare innovazione e sicurezza, impone nuovi obblighi ai fornitori di servizi di intermediazione, come la redazione e divulgazione di report annuali sulla moderazione dei contenuti e la pubblicazione dei dati relativi agli utenti. L’obiettivo principale è quello di promuovere un ambiente digitale più sicuro e inclusivo, mantenendo al contempo la vitalità del mercato digitale.

Una delle principali innovazioni introdotte dal DSA riguarda la motivazione per la rimozione dei contenuti. Le piattaforme online sono ora tenute a notificare agli utenti le azioni di rimozione o limitazione dell’accesso ai loro contenuti, fornendo spiegazioni dettagliate e trasparenti. Queste notifiche vengono poi aggregate nel Database di Trasparenza che consente una valutazione pubblica delle politiche di moderazione adottate, contribuendo a una maggiore comprensione delle operazioni delle piattaforme.

Oltre alle disposizioni sulla trasparenza, il DSA prevede anche l’accesso ai dati per la ricerca e l’obbligo per le piattaforme digitali di grandi dimensioni di sottoporsi ad audit annuali. L’obiettivo è garantire il rispetto delle norme stabilite e promuovere un’ulteriore trasparenza e responsabilità nell’ambito delle operazioni digitali. In parallelo, è stata introdotta un’iniziativa per creare un Database dei Termini e Condizioni dei Servizi Digitali, semplificando così l’accesso agli accordi contrattuali per gli utenti.

Queste misure, supportate dal crowdsourcing per arricchire la raccolta di documenti, apportano benefici significativi a vari attori del panorama digitale. Regolatori, ricercatori e utenti traggono vantaggio da una maggiore consapevolezza e controllo nell’ambiente digitale. Il successo del DSA sarà cruciale per stabilire nuovi standard di regolamentazione digitale non solo in Europa, ma anche a livello globale, e la fase iniziale di implementazione sarà fondamentale per valutarne l’efficacia e l’impatto a lungo termine.

Google cancella i siti web creati con Google My Business

È ufficiale: a partire da marzo 2024, Google cancellerà i siti web creati tramite Google My Business. A dare la notizia è un comunicato stampa diffuso da Mountain View. I siti web creati con i profili delle attività Google saranno dismessi e si attiverà un redirect al profilo delle aziende coinvolte, che resterà attivo fino al 10 giugno 2024.

Qualche informazione sui siti Google Business Profile. Si tratta di siti web minimalisti che consentono di inserire in singole pagine foto, orari e testi, accessibili da Google Business Profile. Nel momento di disattivazione del sito web di Google Business Profile, il redirect rimanderà all’URL dei profili aziendali per un paio di mesi – il tempo necessario per far puntare i profili attività aggiornati ai nuovi siti.

Quali sono quindi i prossimi passi per tutte quelle aziende che rischiano così di perdere importanti conversioni? Non resta loro che creare un sito web proprietario, e quindi:

• Acquistare un dominio
• Scegliere un hosting
• Caricare un CMS
• Impostare database
• Comunicare password
• Montare tema e plugin
• Creare i contenuti

Questo può comportare diverso tempo, senza contare che l’errore è sempre dietro l’angolo. Proprio per questo è bene affidarsi a dei professionisti per creare un sito web professionale e accattivante.

Da oltre venticinque anni, In Weblink offriamo esperienza tecnica senza trascurare il fattore umano per supportare le aziende nella creazione di siti web creativi e performanti, garantendo un posizionamento efficace e una User Experience d’effetto.

Contattaci per maggiori informazioni su come possiamo aiutarti a creare il tuo sito web!

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